Le origini della città di Cosenza risalgono al IV secolo a.C., momento in cui tutta l'area della Valle del Crati era ritenuta strategica per il popolo Bruzio, che qui innalzarono la loro capitale dandole il nome di Cosentia. Cosentia si sviluppò rapidamente tanto da esser definita "metropoli" e capitale di un vasto territorio, e controllore di quasi tutte le città della Magna Grecia calabra, che una dopo l'altra caddero sotto i continui attacchi dei Bruzi.
La forza della città nell'areale locale, diede coraggio ai Bruzi anche nell'affrontare l'impero di Roma, che però riuscì sottomettere la città e tutto il suo popolo, facendo di Cosenza una delle sue stazioni, precisamente quella della Via Capua-Rhegium, attuale via Popilia (o via Annia). Sotto l'impero di Augusto, Cosenza trova nuova prosperità passando da città bellica a città commerciale, fino all'arrivo di Alarico re dei Visigoti, che dopo il sacco di Roma, muore a Cosenza venendo sepolto sotto il fiume Busento.
Dopo un nuovo periodo florido, nell'VIII e IX secolo, la città fu sotto il dominio dei longobardi, prima ed in seguito dei bizantini. Violentemente contesa da saraceni e longobardi, la città fu quasi distrutta e riedificata nel 988. Durante il periodo normanno la città ebbe il coraggio di ribellarsi in più occasioni senza mai ottenere grandi successi, divenendo successivamente, ducato degli Svevi, è fra le città preferite dell'imperatore Federico II di Svevia, che aiutò economicamente e culturalmente la città. Durante il periodo Angioino la città fu teatro di un diffuso brigantaggio, e di un profondo periodo di miseria. Dopo circa un secolo re Luigi III d'Angiò insieme alla moglie, decise di risiedere nel castello dando alla città il titolo di centro del ducato di Calabria.
Nel periodo Aragonese la città divenne capitale della Calabria Citra Naethum, poi capoluogo della Calabria Citeriore che comprendeva grosso modo l'attuale provincia cosentina. In questo periodo nasce l'Accademia Cosentina che trova il culmine con la guida di Bernardino Telesio, Con la conquista da parte degli spagnoli diviene uno dei centri più vivi della cultura meridionale. Il XVI secolo vide un impressionante fioritura umanistica e segnò per Cosenza una rinascita intellettuale, tanto che venne definita Atene della Calabria. Seguirono le dominazioni austriache fino alla guerra fra i Borboni e l'impero francese.
Nel periodo risorgimentale in città si manifestarono movimenti liberali e patriottici tra cui quello del 15 marzo 1844, rivolta ispiratrice per i Fratelli Bandiera che a capo di un gruppo di repubblicani veneziani cercano di aiutare i “fratelli calabresi”. Catturati in Sila dopo una aspra lotta armata contro le guardie civiche borboniche, vennero successivamente fucilati presso il Vallone di Rovito. In seguito i cosentini parteciparono a molte vicende del Risorgimento, dalle guerre d'indipendenza fino all' impresa dei Mille.
Nei primi del '900 inizia lo sviluppo della città, grazie all'opera di liberali come Tommaso Arnoni, che successivamente collaborò con il regime fascista. Le attività di sistemazione dei quartieri esistenti e di creazione di nuovi quartieri furono consistenti. Anche per questo la città si dimostrò favorevole ai motti fascisti e alla politica del duce. Durante la guerra Cosenza fu bombardata in modo consistente nel 1943 e la fine della guerra la vide ridotta in condizioni socio-economico disastrose.
Con il boom economico Cosenza iniziò una veloce ripresa finanziaria, grazie ad una consistente espansione edilizia. L'azione amministrativa venne caratterizzata dalla politica della Democrazia Cristiana e da un governo di centro sinistra. La popolazione aumentò vertiginosamente superando i 100.000 abitanti nel 1971. La città si caratterizzava, come nel resto delle città meridionali, da un centro storico in stato di abbandono con i cittadini riversati nella città nuova. Vennero edificati enormi quartieri residenziali, sviluppando altresì il fenomeno dell'emarginazione sociale.
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