BAGNARA CALABRA (RC)
Bagnara Calabra è un comune della provincia di Reggio Calabria. Centro della Costa Viola, posta in fondo ad un'ampia insenatura tra le colline che scivolano a strapiombo sul mare, gode di una splendida quanto peculiare posizione geografica, incastonata a guisa di anfiteatro in un semicerchio collinare, coltivato a vigneti, Bagnara Calabra si specchia sulle acque del basso Tirreno, con la visione ammaliante dello Stretto di Messina, dello Stromboli e delle isole vaganti di Eolo, che ne fanno allo sguardo del visitatore uno dei panorami più incantevoli d'Italia, secondo la descrizione di Eduard Lear, datata 1847.
Bagnara Calabra, è una cittadina costiera sita in un'ampia insenatura a fasce che, per le sue stupende sfumature violacee che assumono le ombre dei monti circostanti sul mare, è conosciuta col nome di Costa Viola. Impossibile non farsi rapire dalle infinite attrattive che questo piccolo angolo di Tirreno offre, sia a livello turistico, culturale, che monumentistico. Dall'antica torre di Capo Rocchi, le cui origini ancor oggi sono oggetto di studio di storici e archeologi, all'abbazia normanna voluta da Roggero nel 1085, che venne chiamata "Maria SS dei XII apostoli" e che oggi possiamo ammirare nell'ultima delle sue innumerevoli ricostruzioni. Grande importanza ebbero nel passato le confraternite, che, nate intorno ai secoli XVII e XVIII, ancora oggi offrono il loro contributo soprattutto per la formazione spirituale e sociale dei cittadini di Bagnara.
Il primo nucleo abitato di cui conserviamo sicura testimonianza storica nasce intorno al 1085, con la fondazione dell'Abbazia di Santa Maria e i XII Apostoli ad opera del conte Ruggero d'Altavilla ed in breve tempo acquisisce un ruolo di primo piano nelle vicende politiche e religiose meridionali. Ipotesi storiche tendono a far risalire le origini della "Perla del Tirreno" al periodo Fenicio al VIII secolo a.C. Tali affermazioni sarebbero, secondo alcuni storici, suffragate dalle tante affinità con questo popolo di navigatori. "Si vuole che i Bagnaresi siano discendenti d'una colonia fenicia, e il loro spirito molto si avvicina a quegli antichi antenati; la loro duttilità, la loro laboriosità indefessa, l'amore per i traffici congiunto ad un profondo attaccamento per le tradizioni casalinghe, che rende questo paese tra i più originali fra quanti li circondano, sia per il dialetto sia per alcuni singolari riti religiosi, sia per i modi di vita, per l'abito delle donne, per la coltivazione delle scoscese colline, per la pesca del pesce spada che viene fatta diversamente che altrove, e per altre peculiarità che lo rendono come un'isola etnografica dai caratteri ben definiti fra tutte quante le popolazioni finitime che riconoscono nei bagnaresi quasi gente d'una particolare razza, forse più energica, più fattiva, piena d'un intenso spirito d'intrapresa che la distingue da tutti gli altri calabresi".
Chiesa Maria SS ImmacolataQuesti dati etnologici hanno fatto riflettere sulla probabilità delle suddette affermazioni; poiché, in mancanza di documentazione storica, l'etnologia è l'unica scienza che aiuta nella conoscenza delle stirpe e delle origini dei popoli. Tutti convengono sulle particolarità caratteristiche che distinguono il popolo di bagnaresi dall'altra gente calabra per il suo costume, per l'intraprendenza, per le sue attivita, per le sue tradizioni. Questi elementi caratterizzanti i bagnaresi in parte ancora resistono al convulso progresso della moderna civiltà pianificatrice; per esempio il baratto, esercitato dalle donne bagnaresi nei paesi viciniori del retroterra fino a qualche anno fa, è un autentico sistema commerciale dei fenici. Difatti detti elementi non trovano riscontro nei vari popoli che colonizzarono e dominarono le zone viciniori di Bagnara, né negli Arabi, né nei Normanni, ma soltanto nei Fenici.
Il torrone, lo zibibbo, il pane, il pescespada, la pizza ed il pane di grano di pellegrina.
A portare la tradizione del torrone a Bagnara sarebbe stata una nobildonna di nome Cardones che, giunta dalla penisola iberica, diffuse la prima ricetta, migliorata poi col tempo in Calabria, grazie alla genuinità delle materie prime e all'aggiunta di altri ingredienti naturali. L'elemento base è il miele di zagara, il profumato fiore degli agrumi che sulla costa Viola (e in buona parte del territorio calabrese) abbondano. Poi c'è la mandorla, anch'essa coltivata rigorosamente allo stato naturale, il cacao amaro e, infine,la cannella.
Bagnara Calabra, è una cittadina costiera sita in un'ampia insenatura a fasce che, per le sue stupende sfumature violacee che assumono le ombre dei monti circostanti sul mare, è conosciuta col nome di Costa Viola. Impossibile non farsi rapire dalle infinite attrattive che questo piccolo angolo di Tirreno offre, sia a livello turistico, culturale, che monumentistico. Dall'antica torre di Capo Rocchi, le cui origini ancor oggi sono oggetto di studio di storici e archeologi, all'abbazia normanna voluta da Roggero nel 1085, che venne chiamata "Maria SS dei XII apostoli" e che oggi possiamo ammirare nell'ultima delle sue innumerevoli ricostruzioni. Grande importanza ebbero nel passato le confraternite, che, nate intorno ai secoli XVII e XVIII, ancora oggi offrono il loro contributo soprattutto per la formazione spirituale e sociale dei cittadini di Bagnara.
Il primo nucleo abitato di cui conserviamo sicura testimonianza storica nasce intorno al 1085, con la fondazione dell'Abbazia di Santa Maria e i XII Apostoli ad opera del conte Ruggero d'Altavilla ed in breve tempo acquisisce un ruolo di primo piano nelle vicende politiche e religiose meridionali. Ipotesi storiche tendono a far risalire le origini della "Perla del Tirreno" al periodo Fenicio al VIII secolo a.C. Tali affermazioni sarebbero, secondo alcuni storici, suffragate dalle tante affinità con questo popolo di navigatori. "Si vuole che i Bagnaresi siano discendenti d'una colonia fenicia, e il loro spirito molto si avvicina a quegli antichi antenati; la loro duttilità, la loro laboriosità indefessa, l'amore per i traffici congiunto ad un profondo attaccamento per le tradizioni casalinghe, che rende questo paese tra i più originali fra quanti li circondano, sia per il dialetto sia per alcuni singolari riti religiosi, sia per i modi di vita, per l'abito delle donne, per la coltivazione delle scoscese colline, per la pesca del pesce spada che viene fatta diversamente che altrove, e per altre peculiarità che lo rendono come un'isola etnografica dai caratteri ben definiti fra tutte quante le popolazioni finitime che riconoscono nei bagnaresi quasi gente d'una particolare razza, forse più energica, più fattiva, piena d'un intenso spirito d'intrapresa che la distingue da tutti gli altri calabresi".
Chiesa Maria SS ImmacolataQuesti dati etnologici hanno fatto riflettere sulla probabilità delle suddette affermazioni; poiché, in mancanza di documentazione storica, l'etnologia è l'unica scienza che aiuta nella conoscenza delle stirpe e delle origini dei popoli. Tutti convengono sulle particolarità caratteristiche che distinguono il popolo di bagnaresi dall'altra gente calabra per il suo costume, per l'intraprendenza, per le sue attivita, per le sue tradizioni. Questi elementi caratterizzanti i bagnaresi in parte ancora resistono al convulso progresso della moderna civiltà pianificatrice; per esempio il baratto, esercitato dalle donne bagnaresi nei paesi viciniori del retroterra fino a qualche anno fa, è un autentico sistema commerciale dei fenici. Difatti detti elementi non trovano riscontro nei vari popoli che colonizzarono e dominarono le zone viciniori di Bagnara, né negli Arabi, né nei Normanni, ma soltanto nei Fenici.
Il torrone, lo zibibbo, il pane, il pescespada, la pizza ed il pane di grano di pellegrina.
A portare la tradizione del torrone a Bagnara sarebbe stata una nobildonna di nome Cardones che, giunta dalla penisola iberica, diffuse la prima ricetta, migliorata poi col tempo in Calabria, grazie alla genuinità delle materie prime e all'aggiunta di altri ingredienti naturali. L'elemento base è il miele di zagara, il profumato fiore degli agrumi che sulla costa Viola (e in buona parte del territorio calabrese) abbondano. Poi c'è la mandorla, anch'essa coltivata rigorosamente allo stato naturale, il cacao amaro e, infine,la cannella.