IL VINO DI VERBICARO (DOC dal 1995)

La coltivazione della vite in Calabria risale ai Greci, i quali, fin
dall'VIII secolo a.C., individuarono sui litorali dell'Enotria, ossia
"terra del vino" come chiamavano questa regione, le zone vocate alla
vite e diedero impulso, con i loro vitigni e con le loro pratiche
enoiche, a un'ottima produzione. La Calabria offre, inoltre, le prime
testimonianze di una imponente e organizzata esportazione del vino verso
nord e ovest. La viticoltura continua ancora oggi a
rivestire un ruolo fondamentale per l'economia della regione, con un
patrimonio di varietà locali e tradizionali dalle quali si producono
vini di elevata qualità. Il Verbicaro Bianco si serve in calici di media capacità a tulipano
svasato a 8-10°C e si abbina ad antipasti di pesce e di verdure, a
minestre e formaggi poco stagionati; il Verbicaro Rosso, da bere in
calici bordolesi a 16-18°C, è particolarmente indicato per accompagnare
carni bianche ripiene al forno, minestre molto ricche di sapore, oppure
piatti di formaggi e salumi tipici della regione; il Verbicaro Rosato,
da servire in calici di media capacità a tulipano ampio a 12-14°C, si
sposa con i salumi e formaggi calabresi, le carni bianche, le minestre, i
molluschi. La metodologia produttiva utilizzata per la produzione del Bianco mira
all'immediata estrazione del succo dal frutto, in maniera che la
fermentazione riguardi solo la parte liquida. Nella vinificazione in
bianco sempre più frequentemente la pressatura è effettuata direttamente
su uve intere, quando non precedentemente pigiate, per separare il
mosto dalle parti solide, riducendo al minimo la lacerazione delle
bucce. Alla pressatura segue l'allontanamento delle particelle in
sospensione o fecce, e la fermentazione del mosto pulito, a una
temperatura massima di 20°C. Si procede, quindi, ai travasi per il
definitivo illimpidimento del vino, il quale è, a quel punto, pronto per
l'imbottigliamento. La metodologia produttiva del Rosso può essere definita come la
vinificazione con la vinaccia (costituita dalle parti solide dell'uva,
bucce e vinaccioli) a contatto con il mosto durante la fermentazione,
per estrarre parte delle sostanze in essa contenuta. In sostanza, l'uva
viene pigiata e, nella maggioranza dei casi, diraspata, quindi posta in
speciali recipienti per la fase di fermentazione e macerazione. Al
termine della macerazione avviene la svinatura, che permette di
eliminare dalla parte liquida le vinacce, ottenendo così il vino fiore. A
questo punto il vino viene sottoposto a travasi per eliminare le altre
sostanze solide eventualmente precipitate, quindi viene indirizzato
all'affinamento e all'invecchiamento e infine stabilizzato e
imbottigliato.La metodologia produttiva del Rosato opera una fermentazione in bianco
delle uve rosse, cioè senza macerazione delle vinacce, ma con il breve
contatto con le vinacce del mosto fatto fermentare in bianco, dopo
averlo separato dalle vinacce. Trattandosi di un tipo di vinificazione
adottata per l'ottenimento di vini fini, occorrono pigiatrici
diraspatrici che lavorino l'uva con molta delicatezza; il pigiato così
ottenuto viene inviato nei fermentini, dove subisce una macerazione
brevissima. Al termine di queste operazioni il vino fiore viene separato
dalle vinacce e sottoposto a travasi, per separare la frazione limpida
dalla feccia e per eliminare le altre sostanze solide eventualmente
precipitate, quindi viene stabilizzato e, infine, imbottigliato.



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